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"I napoletani sono capaci di cavare l'arte dal sole", appuntava nei suoi racconti e schizzi di viaggio Camillo Boito, l'eclettico intellettuale romano amico di Giuseppe Verdi. "E hanno deciso di estinguersi - osservò, quasi un secolo dopo Pier Paolo Pasolini - restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili ed incorruttibili". Irripetibili, irriducibili e incorruttibili. Tre aggettivi che, non a caso, sono stati scelti come sottotitolo a un libro che parla di uomini e di donne, che nel bene o nel male, per carisma, fama o disgrazia sono entrati a far parte dell'anima di Napoli, confondendosi essi stessi la storia della città, sospesa a mezz'aria tra realtà e leggenda. Nove uomini e una donna assai diversi tra loro, che nella loro eterogeneità e, a volte, stridente contrapposizione ben sintetizzano i mille volti di quella napoletanità, a torto o a ragione spesso chiamata in causa da intellettuali, provocatori e predicatori. I dieci personaggi scelti - Giorgio Ascarelli, Enrico Caruso, Benedetto Croce, Eduardo De Filippo, Enrico De Nicola, Raffaele Cutolo, Corrado Ferlaino, Achille Lauro, Sophia Loren e Totò - sono tutti nati a cavallo tra Ottocento e Novecento.